In occasione della festa della mamma, vogliamo fare un augurio speciale a tutte, in modo particolare e a quelle che oggi sono lontane dai loro figli.
Per loro abbiamo deciso di raccontarvi qualcosa di questa bellissima maternità Kongo che proviene dal Congo Brazzaville ed è giunta in Italia negli anni Settanta come ricordo di viaggio. Oggi fa parte della collezione africana del MAET.
La statua rappresenta una mamma che tiene in grembo il suo bambino ed è uno splendido esempio di arte turistica che richiama le maternità Kongo (gruppo Yombè). Le maternità sono figure molto frequenti nell’arte africana e si caratterizzano per il tema facilmente riconoscibile e per la classicità e la raffinatezza delle loro fattezze.
Tra i Kongo la figura della maternità è una vera e propria icona, non un semplice tema ricorrente nella produzione artistica, ma un vero e proprio inno al potere spirituale femminile che sostiene la società e al potere creativo delle donne che garantisce il futuro delle generazioni future.
Queste figure sono probabilmente collegate a mpemba, un culto femminile che si dice sia stato fondato da una famosa ostetrica che si occupava della fertilità e del trattamento dell’infertilità. Sembra che il culto mpemba si sia sviluppato durante l’epoca del commercio di schiavi che si intensificò sulle coste dell’Africa occidentale tra il 1770 e1850; possiamo immaginare che una conseguenza di questo periodo fu una preoccupazione crescente per i bambini e per il futuro della comunità. Molto probabili sono anche i legami con il culto lemba, anch’esso nato durante il periodo della tratta degli schiavi e che coinvolgeva soprattutto la ricca élite mercantile. Questo culto aveva a che fare con le relazioni esistenti tra il commercio, il matrimonio e la guarigione e prevedeva anche la redistribuzione di ricchezze tra le famiglie e i luoghi di culto coinvolti. I suoi membri custodivano all’interno di scatole speciali alcuni oggetti di culto tra cui sacchetti di pigmento rosso chiamato pfemba lemba che simboleggiava l’elemento femminile e veniva sfregato sulle statuette rappresentanti la maternità. Altri elementi tipici di queste figure sono i monili costosi e finemente modellati che raffiguravano il culto lemba.
La donna è rappresentata seduta su una base e a gambe incrociate su cui tiene teneramente il suo bambino. La base decorata su cui siede rappresenta il suo prestigio e il suo status politico e sociale. La maternità conservata al MAET presenta, al posto della tipica acconciatura, una fascia che ricorda il supporto indossato dalle donne per sorreggere i pesi sul capo. Solitamente le maternità Kongo sono raffigurate con copricapi attillati, molto simili a quelli indossati dai capi al momento della loro investitura e dalle nobildonne che avrebbero dato alla luce futuri governanti.
Benché non indossi monili, la statua presenta due conchiglie cipree a rappresentarne gli occhi che potrebbero riferirsi alla capacità di vedere l’invisibile mondo spirituale. Altri elementi sono da associare alla bellezza, alla perfezione e all’alto rango. Per esempio, la cintura serve a enfatizzare il seno, mentre le scarificazioni e i denti limati, aumentano il fascino sessuale della donna e riflettono l’ideale di bellezza femminile Kongo e, non di meno, segnano la sua maturità fisica e il potere di concepire e dare la vita.