Le collezioni etnografiche sono frutto principalmente di donazioni avvenute nel corso del Novecento a seguito di ricerche, viaggi e acquisti di antiquariato. Le provenienze sono molto diverse, perché constano di oggetti raccolti in Africa, Americhe, Asia, Europa e Oceania.

Su questo patrimonio è in corso un’attività di ricerca e catalogazione – sotto l’egida del comitato scientifico del Museo presieduto dalla Direttrice Cecilia Pennacini – mediante la piattaforma catalografica SIGEC web dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ed è possibile in parte fruirne online attraverso il Catalogo Generale dei Beni Culturali.

 

AFRICA
Questa collezione comprende reperti da diverse regioni del continente africano. Il corpus più consistente proviene dall’attuale Repubblica Democratica del Congo e include oggetti risalenti a contesti culturali diversi (tra gli altri Mangbetu, Azande, Kongo, Luba). Tale raccolta è particolarmente importante dal punto di vista storico, poiché messa insieme dai due ingegneri Pietro Gariazzo e Carlo Sesti, che lavorarono a cavallo fra Ottocento e Novecento nel Congo belga alla costruzione della linea ferroviaria Matadi-Leopoldville durante il regno di Leopoldo II. Questa parte della collezione è da mettere in relazione al fondo fotografico “Sesti” che comprende 343 negativi su lastre di vetro con emulsione al bromuro di argento scattate da Sesti durante la sua esperienza in Africa.

Gli oggetti provenienti dall’Africa orientale (popolazioni pastorali parlanti lingue nilotiche del gruppo Maa, come per esempio Turkana e Pokot) comprendono strumenti musicali, armi e scudi di varia forma, un copricapo di piume di struzzo (indossato dagli uomini) e un abito femminile in pelle.

Un gruppo di manufatti è poi da far risalire alla storia coloniale italiana in Libia e nel Corno d’Africa: alcuni oggetti sono frutto di una donazione del General Carlo Vittorio Musso che prestò servizio militare in Libia e in Somalia. A questa donazione è da ricondurrre il fondo fotografico Musso composto da tre album di immagini scattate in Somalia fra il 1917 e il 1923.

Infine, sono conservate quattro maschere Gelede delle popolazioni Yoruba (Benin-Nigeria) di inizio Novecento e una serie di maschere provenienti dall’Africa occidentale (Senufo, Dogon, …). Sono presenti poi alcuni vasi, contenitori e zappe che provengono dall’attuale Zambia (ambito culturale Lozi).

AMERICHE
La collezione americana comprende suppellettili provenienti dall’intero continente ed è stata suddivisa in due sezioni principali: quella Nordamerica e quella Latinoamericana. All’interno della prima è presente un corpus di oggetti donati da Paolo De Vecchi, medico astigiano trasferitosi negli Stati Uniti e stabilitosi a San Francisco all’inizio del XX secolo. De Vecchi nel 1900 compì una lunga crociera lungo la costa di nord-ovest in cui raccolse diversi “souvenir” confluiti in seguito nel patrimonio del MAET. Tra di essi numerosi sono i cestini e gli oggetti di uso quotidiano provenienti dalla California settentrionale, dal sud dell’Arizona e dall’Alaska meridionale e riconducibili a diversi contesti culturali (Pomo, Akimel O’Odham, Coast-Salish, Tlingit).
Nella seconda sezione, quella Latinoamericana, è presente una vasta collezione che comprende un patrimonio eterogeneo proveniente da differenti contesti e zone geografiche. Le più ricche collezioni ospitate al MAET sono originarie della zona di confine fra Messico e Guatemala, del Brasile e dell’area del Gran Chaco. La prima è formata dalle donazioni di Taibel Alulah (1892-1984) – maggiore dell’esercito, docente di zootecnica presso l’Università di Bologna e consulente dei giardini zoologici di Torino – ed è composta da numerosi pezzi di piccola statuaria in ceramica. La seconda collezione è quella proveniente da due zone del Brasile:

  • Mato Grosso. Questa raccolta è composta da archi, frecce e molteplici ornamenti corporei appartenenti ai Bororo e arrivati al Museo grazie alle donazioni di Don Falco, missionario dell’ordine dei Salesiani in Brasile tra gli anni ’20 e ’40 e direttore del Museo Etnologico di Campogrande (Mato Grosso)
  • Area di Santa Catarina. Questa raccolta è costituita da diversi oggetti di uso quotidiano e strumenti litici, appartenenti agli Aweikoma.

Spostandoci più a Sud, nel Gran Chaco, troviamo la terza vasta collezione che comprende utensili di uso quotidiano donate al museo dallo zoologo Alfredo Borelli, che, tra il 1893 e il 1896, lavorò tra le zone dell’Argentina settentrionale, del Paraguay meridionale, del Chaco argentino e boliviano.

Il MAET custodisce, poi, due ZEMI antillani: uno in legno del XII secolo e uno in cotone del XV secolo (unico esistente al mondo di epoca precolombiana) rinvenuti a fine Ottocento in una grotta della Repubblica Dominicana e legati al culto degli antenati della popolazione Taino. Per maggiori informazioni sullo Zemi in cotone cliccare qui.

ASIA
La collezione etnografica asiatica è la più consistente, si compone di più di 350 pezzi, provenienti da diversi contesti culturali dell’Asia centrale e del Medio e dell’Estremo Oriente. Tra i reperti di provenienza orientale, si trovano una ricca raccolta di strumenti musicali cinesi (a percussione, a fiato, a corda). Dalla Cina provengono anche statuette e suppellettili laccati in argento, oro o intarsiati in madreperla. Il corpus giapponese conta oggetti in legno, bambù, tutti minuziosamente intagliati, scolpiti, intarsiati e miniati. Oltre a questi, sono presenti anche monili di diversa fattura e abiti provenienti dall’India, dal Pakistan e dall’Afghanistan. Di particolare rilievo, un teatro completo di burattini giavanesi corredato da un gamelan, un’orchestra di origine indonesiana che comprende metallofoni, xilofoni, tamburi e gong, donazione avvenuta negli anni Settanta del Novecento.

EUROPA
La collezione etnografica europea è suddivisa in una raccolta di area alpina e una proveniente dalla Romania. La prima è il risultato di numerose campagne di ricerca condotte nella prima metà del Novecento dall’Istituto di Antropologia nelle Alpi occidentali durante le quali sono stati raccolti numerosi oggetti di uso comune della vita di montagna. La seconda è costituita da una serie di costumi popolari e suppellettili domestiche: questa collezione è stata raccolta personalmente da Ovidiu Drimba, incaricato di lingua e letteratura Romena presso la nostra Università, e donata a Brunetto Chiarelli e al MAET dal Governo romeno nel 1965.

OCEANIA
I manufatti di questa collezione provengono principalmente dalle Isole Futuna e Wallis e risalgono alla seconda metà dell’Ottocento: si tratta di uno dei nuclei etnografici più antichi conservati in Museo. Gli esemplari più tipici di questa collezione sono i “tapa”, ampie stuoie ottenute grazie alla macerazione e battitura della corteccia di alberi. La collezione comprende anche una lunga rete da pesca, un tamburo in legno e pelle, due maschere funerarie e diversi monili per il corpo.