Shipibo-Konibo, Perù, fine XIX sec.
Questo vaso in terracotta proviene dalla comunità indigena Shipibo-Konibo originaria della zona amazzonica del bacino del fiume Ucayali (Perù) e arriva al MAET nel 1899 grazie alla donazione del naturalista Alfredo Borelli (1858-1943), riconosciuto per le sue ricerche e i suoi studi presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, nel quale lavorò dal 1900 al 1913, e per le sue spedizioni in Latinoamerica organizzate principalmente nella zona del Gran Chaco.
I prodotti in ceramica, di cui il vaso è una testimonianza, della comunità indigena Shipibo-Konibo racchiudono diversi significati, narrazioni e saperi ancestrali che hanno avuto origine prima della colonizzazione, seppure oggigiorno sono apprezzati da ricercatori e collezionisti d’arte occidentali quasi unicamente per il loro valore estetico. L’argilla e i prodotti di ceramica ultimati erano considerati preziosi oggetti di scambio, utilizzati anche all’interno delle reti di navigazione commerciali prima della diffusione del denaro. La ceramica, in particolare, giocava un importante ruolo nell’organizzazione sociale in queste comunità soprattutto in occasione delle grandi festività cerimoniali, durante le quali l’intera popolazione si radunava sulle sponde del fiume e beveva grandi quantità di masato – una bevanda fermentata cerimoniale – servite in questi vasi dipinti con disegni geometrici chiamati kené.
La grafica delle decorazioni qui presente ricopriva oltre alle cose, quali ceramiche, tessuti e monili, anche le persone con lo scopo di abbellirle, curarle, pulirle e rafforzarle. Il kené trascende il significato unicamente estetico, al quale spesso la prospettiva occidentale lo ha voluto relegare, e testimonia l’unione dell’artista, in forma di scrittura, con il cosmo e le sue componenti, permettendo di registrare, ricordare e rivivere le luci colorate, le melodie, gli odori e le energie delle origini, con l’obiettivo di far “germogliare” le persone.